Visita al laboratorio di restauro
Il laboratorio di restauro è un formicaio: come un formicaio ferve di attività e di movimento, e come formiche tutti gli operatori si dedicano ciascuno al proprio compito, lavorando con una sincronia e un’intesa che incantano. Tra di loro, i ragazzi del servizio civile, che vi abbiamo presentato in precedenza, sono all’opera per restaurare, pulire, riparare, recuperare e anche ringiovanire alcuni dei pezzi storici provenienti dalle collezioni museali e dai magazzini con sapienti interventi degni di un make-up artist hollywoodiano. Quando avranno finito, nessuno sarà più in grado di dire che questi reperti hanno secoli alle spalle!
Quando entriamo, sui tavoli operatori sono posizionati animali (o scheletri) fra i più diversi e in certi casi, fra i più curiosi. Entrando si nota subito un singolare ungulato dal manto marrone scuro.
Si tratta del Moschus leucogaster, ossia il Mosco dell’Himalaya, con le caratteristiche zanne (o canini) lunghe una decina di centimetri a forma di sciabola, privo di corna ma dotato di una sacca di muschio (da cui il nome) impiegato in passato in profumeria. Al momento, è nelle mani di Chiara: una volta terminato il restauro, verrà riportato nella Galleria degli Ungulati di prossima apertura in autunno. Superata Chiara e il suo zannuto amico è difficile non notare lo scheletro di una scimmia fissato in posa su un ramo: è un babbuino! Babbuino giallo, Papio cynocephalus per l’esattezza.
Il babbuino è affidato per il momento alle cure di Silvia e Alberto: nell’immagine potete assistere al il fissaggio di alcune vertebre traballanti.
Oltre a quelli citati, troviamo altri reperti interessanti posti sul tavolo del restauro: sono piccoli squali Cagnaccio, Odontaspis ferox, affidati alle mani esperte di Riccardo, il restauratore senior del gruppo!
E il lavoro prosegue…!
G.C.
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