Piccole nuove specie toscane.

È sempre un momento emozionante quando, durante una ricerca in corso, ci si rende conto di avere davanti agli occhi qualcosa di mai visto prima. Pochi millimetri appena, un frammento di vita che sembrava confondersi con il suolo. Eppure qualcosa, in quelle creature, non tornava con le specie che conoscevamo. Dietro le lenti dello stereoscopio apparivano alcune caratteristiche morfologiche del tutto peculiari. Più le osservazioni si facevano accurate, più si faceva strada un sospetto eccitante: quelle due creature erano diverse da tutte le altre note. Due nuove specie, lì, sotto lo sguardo di Stefano Taiti, ricercatore del CNR e della sezione di zoologia “La Specola” del Museo di Storia Naturale di Firenze.
Stefano studia gli isopodi terrestri da più di 40 anni, eppure riesce sempre a trovare qualcosa di nuovo e affascinante.
Per la pubblicazione di queste due nuove specie ha voluto coinvolgere anche me e gliene sono grato. Studio anche io gli isopodi terrestri e negli anni ho messo su un metodo per disegnare e descrivere le specie per i lavori tassonomici.
Sul nostro pianeta conosciamo più di 4.000 specie di Oniscidei, l’unico gruppo terrestre di crostacei isopodi e ogni anno ne vengono descritte di nuove. Specie provenienti dai più disparati ambienti: dalle grotte, ai fiumi sotterranei, dalle più alte cime delle montagne, passando dalle coste marine e dai deserti. Grazie a parecchi adattamenti alla vita sulla terra questo gruppo animale si è evoluto in numerose specie molto differenziate tra loro.
Ci ha colpito subito un dettaglio, comune a entrambe: nei maschi erano presenti dei minuscoli organi specializzati, i GPO-organi glandulo-piliferi. Sono strutture di cui sappiamo ancora poco, ma che sembrano avere un ruolo nella comunicazione chimica, forse proprio nel richiamo sessuale. È affascinante pensare che, in questi corpi così minuti, si nasconda un linguaggio complesso, composto da molecole e fattori chimici. I GPO possono comparire in diverse parti del corpo, soprattutto negli isopodi della famiglia Trichoniscidae, la stessa cui appartengono le nostre due nuove specie.
Abbiamo deciso di dedicare una di esse al professor Ionel Grigore Tabacaru, che per tanti anni ha studiato proprio questo gruppo di isopodi. La pubblicazione è uscita su un numero speciale della rivista dell’Emil Racovitza Institute of Speleology, il primo istituto al mondo interamente dedicato alla ricerca scientifica sulle grotte, di cui il prof. Tabacaru è stato anche direttore per molti anni. Siamo contenti che il nostro contributo si sia unito a una tradizione così lunga e importante come quella percorsa dal prof. Tabacaru. Alla sua memoria è dedicato infatti tutto il volume appena pubblicato.
Queste scoperte confermano ancora una volta quanto la Toscana sia un vero hotspot di biodiversità. Dopo le sette nuove specie di isopodi terrestri che avevamo descritto insieme nel 2018, questi due ulteriori tasselli mostrano quanto ancora ci sia da scoprire. I nostri ambienti naturali custodiscono storie e vite che attendono solo di essere conosciute. E ogni volta che ne troviamo una nuova è come aprire una piccola finestra su un mondo del tutto inesplorato.
G.M.