Diario del museo
Oltre la soglia di una Certosa del Trecento, ti aspetti… Ragnatele? Un religioso, ancestrale silenzio? Gli spettri assorti dei certosini? Certo NON ti aspetti l’istante sospeso nel tempo di una caccia al cinghiale, la creatura ferita che lotta con i cani; non ti aspetti esemplari rarissimi di specie estinte miracolosamente conservati, né gli scheletri colossali delle balene.
Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa è così, una contraddizione vivente, una sovrapposizione di epoche e di bellezze dove alcuni tra gli esemplari tassidermizzati più antichi al mondo popolano i corridoi affrescati, dove la collezione di cetacei più completa d’Italia si staglia su un portico a vetrate affacciato sul Monte Pisano, dove nelle cantine trecentesche, su quelli che erano i supporti dei tini, troneggiano le vasche dell’acquario d’acqua dolce più grande del Paese. È un luogo dove, passeggiando nell’incantevole Corte d’Onore, puoi sentire il ruggito di un dinosauro; dove mentre osservi uno dei pochi esemplari rimasti al mondo di alca impenne, puoi vedere uno dei gatti della colonia che scivola oltre il vetro di una finestra.
Ma il Museo è anche un mondo sommerso invisibile agli occhi del visitatore. Un mondo fatto di storie, di oggetti, di persone. I magazzini del Museo ospitano reperti che per motivi di spazio o di conservazione non possono essere esposti, eppure raccontano storie uniche e originali. Intorno ai reperti ruota tutta la vita del Museo e delle persone che tutti i giorni si impegnano per studiarli, conservarli, restaurarli, esporli, raccontarli. Questo blog è una finestra aperta sulla vita del Museo, un modo per farvi entrare dietro le quinte a curiosare un po’, per condividere con voi aneddoti, curiosità e imprevisti di un posto vivo e meraviglioso, dove ogni giorno è diverso dall’altro.
Il delicato mondo dell’acquarello
Dal disegno colorato dei manoscritti miniati medievali al disegno acquarellato con inchiostro monocromo del Rinascimento, dalle illustrazioni cinquecentesche di Pisanello e di Dürer fino all'affermazione della tecnica come un vero e proprio genere a partire dal XVIII secolo, la storia dell'acquarello da tempo affascina e appassiona.
La magia della grafite
Alla grafite affidiamo il temporaneo, l’incerto, il non finito; attraverso di essa tracciamo lo schizzo, quei primi tratti che ci condurranno poi al disegno finale, spesso realizzato con l'aiuto di altri strumenti. Ma è possibile anche usare la grafite dall’inizio alla fine di tutto il processo creativo, pensando a lei come a un viaggio fatto di infinite forme e sfumature di grigio. E' quello che è successo al Museo di Storia Naturale, durante il primo incontro di illustrazione naturalistica che ha visto coinvolte una dozzina di persone.