A “distanza” di un anno …
A “distanza” di un anno …
Un’esperienza interculturale di inclusione sociale ricca di colori, canti ed emozioni
I Musei ad oggi rappresentano sicuramente Istituzioni dall’indubbio valore di integrazione sociale che si concretizzano nella creazione di esperienze significative per persone di qualsiasi origine e condizione.
In questo momento di emergenza COVID-19 tanto si discute sul ruolo della Cultura come volano di crescita civile e sociale per il Paese ed è in questa prospettiva che appare ancora più importante e significativo il ruolo dei Musei, da sempre Istituzioni riconosciute e rispettate, che possono/devono esercitare il ruolo di agenti di cambiamento dimostrando il loro impegno costruttivo nelle realtà politiche, sociali e culturali della società.
In quest’ottica si inserisce la sfida dell’inclusione e della diversità che il Museo di Storia Naturale sta portando avanti da anni con interesse e concretezza sviluppando progetti di mediazione culturale, d’integrazione e di accoglienza.
Nel 2015 è nato “Piccoli Passi per conoscersi” un progetto di condivisione culturale e di inclusione che ha come scopo aprire il Museo a persone straniere che generalmente non possono per motivi sociali, economici e culturali usufruire di questa possibilità.
Ricche di significato sono le parole di Renato Petrone della cooperativa sociale Arnera con cui fin dall’inizio il Museo ha avviato una preziosa collaborazione:
“Sin dal loro arrivo i migranti hanno dimostrato una grande curiosità verso l’Italia e la sua cultura, ponendo spesso domande che hanno riportato anche noi a riflettere sul nostro patrimonio. Molti di questi ragazzi provengono da territori in cui, a causa di integralismi e di conflitti, i luoghi di culto e di cultura vengono distrutti e gran parte di loro non ha mai avuto l’opportunità di visitare un museo.”
Il progetto mira a costruire momenti di socialità e di approfondimento, organizzando visite per piccoli gruppi condotte da interpreti e mediatori stranieri formati dal Museo.
Queste esperienze, che sono sempre state svolte con regolarità e sviluppate in base alle inaugurazioni delle nuove sale espositive, si trovano ora in un momento di fermo.
Proprio nel periodo primaverile avremmo dovuto riprendere le attività ma per cause di forza maggiore non è stato possibile. La voglia di conoscere nuove persone, paesi e lingue e condividere esperienze ed emozioni è però tanta e non si spegne, auspicando quanto prima di riprendere queste esperienze con nuove modalità di fruizione e partecipazione.
Nel riflettere su possibili scenari, nuove metodologie e buone pratiche ci piace ricordare gli ultimi incontri svolti al museo appena un anno fa.
Il 18 aprile e l’11 maggio 2019 sono state organizzate due visite davvero speciali dedicate a due gruppi di donne che si trovano nel nostro paese come assistenti domiciliari. Le donne fanno capo al “Centro Integrato donne straniere e famiglie” di Pontedera (finanziato dall’Unione Valdera e gestito dalla Cooperativa Arnera), che svolge un servizio socio-educativo rivolto alle donne straniere, già impiegate o in cerca di un impiego presso le famiglie, come assistenti domiciliari.
Il centro si caratterizza come un luogo privilegiato di incontro, socializzazione e ascolto che vede la presenza costante di donne di nazionalità bulgara, georgiana, rumena. All’interno del Centro, viene proposto anche un programma culturale e di socializzazione nel quale sono previsti incontri a tema, laboratori, gite e feste, costruito sulle proposte e sulle richieste delle donne. Proprio in questo programma si sono inserite le nostre iniziative.
A condurre le visite è stato Oudou Youda (proveniente dal Burkina Faso), coaudiuvato da Ange Anzinze (provenitente dal Congo) ospiti del Centro di Accoglienza di Pisa gestito dalla Cooperativa Arnera, che insieme a Isolina Ravenda e Ilaria Morelli, si sono formati al Museo come mediatori culturali e che hanno proposto al gruppo un percorso che ha interessato la Galleria storica, quella dei Mammiferi, la galleria dei Cetacei e le sale degli Acquari.
La comitiva ha risposto con enorme entusiasmo all’iniziativa.
I modi semplici e chiari di Oudou, l’entusiasmo di Ange, il loro racconto del Museo hanno conquistato tutti permettendo, come dice Lela, “di vivere le stupende bellezze del Museo come fosse una favola meravigliosa”.
Ciò, come dice Nina, “ci ha fatto avvicinare un po’ di più a questo bellissimo Paese, mostrandoci tante cose che non conoscevamo e non sapevamo neanche che esistessero”.
“Questa visita speciale è stata un’occasione per sfuggire alla routine quotidiana dedicando del tempo di qualità a loro stesse” queste le parole di Michela – educatrice e referente del gruppo.
La visita al Museo è stata infatti l’occasione per riscoprire le proprie radici; ogni piccolo particolare dell’esposizione, gli oggetti custoditi nella Camera delle Meraviglie, le provenienze degli animali in vetrina, hanno risvegliato memorie e ricordi delle terre di origine.
Ogni donna ha trovato al Museo qualche richiamo alla propria storia, qualche ricordo legato alle esperienze personali, qualcuna ha espresso nostalgia per non essere vicino al marito e ai figli nel godere di tanta bellezza, altre hanno trovato spunti per nuovi progetti, speranze e auspici per un futuro migliore.
L’incontro è stato un’occasione di arricchimento per tutti i partecipanti e per gli accompagnatori.
Le ragazze georgiane ci voluto esprimere la profonda gratitudine e il loro ringraziamento a attraverso un suggestivo canto di tradizione popolare. Il forte senso di appartenenza e di fierezza identitaria che traspariva dalle loro voci ha commosso molti dei presenti.
Occasioni del genere pongono l’accento su molte tematiche care al nostro Museo, intensi sono gli spunti di riflessione legati alla valorizzazione delle differenze linguistiche e culturali, all’inclusione sociale, al ruolo delle donne, alle tematiche della discriminazione di genere nella nostra società.
Auspicando di ripartire quanto prima con questi e con tanti altri progetti porgiamo un “abbraccio virtuale” con il canto delle donne georgiane dedicandolo a tutte le persone che abbiamo avuto modo di incontrare, conoscere e apprezzare, rimanendo affascinati dalla bellissima diversità che compone la nostra società.
A.D. e M.P.
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