Beato tra le carpe
Lunedì, otto del mattino. Il Museo non è ancora aperto, e le luci negli acquari cominciano ad accendersi. È allora che il direttore nota “qualcosa”, o meglio, qualcuno, far capolino dietro il filtro della vasca delle carpe Koi. Qualcuno che decisamente non è una carpa Koi.
Armati di retino, gli operatori si mettono al lavoro per ripescare quello che, incredibile a dirsi, si rivela essere un pesce gatto della bellezza di venticinque centimetri. L’intruso sta bene, è in buona salute ed è stato sistemato temporaneamente in isolamento, nell’attesa di trovare adeguata collocazione nell’acquario. Abbiamo deciso di chiamarlo Karpa, per assecondare la sua naturale inclinazione a omologarsi con questi pesci giapponesi.
Ancora un mistero rimane come abbia fatto Karpa a giungere là dove è stato ritrovato. Per ora non ha dato prova di alcuna facoltà straordinaria, come camminare o respirare fuori dall’acqua. Che sia nato lì, figlio illegittimo di qualche carpa promiscua? Che sia frutto di un’inspiegabile involuzione? Che uno dei gatti della colonia della Certosa, moderna Sirenetta, abbia optato per la vita acquatica e sviluppato pinne e branchie? La questione rimane aperta. Vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.
L.B.
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