Benvenuto Semola!
I cinquecento metri quadri dell’Acquario del Museo ospitano una varietà di specie ittiche più che notevole; ci sono i famigerati Piranha, i buffi pesci palla, lo spaventoso Pesce Tigre, le variopinte Koi, i mastodontici pesci gatto, le tartarughe e tanti altri ancora. Ma in mezzo a questa collezione ci sono tante specie che magari non danno altrettanto nell’occhio, eppure non sono certo meno degne di attenzione.
Nel settore quattro, dedicato alla biodiversità nel mondo, ed in particolare nella sezione Europea, accanto alla vasca dove vivono carpe, barbi, cavedani e anguille, si trova un pesce solitario, il muso schiacciato che ricorda leggermente il becco di un’anatra, che passa le giornate immobile scrutando i visitatori che passano, con le sole pinne pettorali che ondeggiano per mantenere la posizione nella colonna d’acqua.
Si tratta di un Luccio, ma per chi lavora nell’acquario il suo nome è Semola, come il personaggio de La spada nella Roccia (dove appunto appariva un Luccio come antagonista in una sequenza).
Semola è arrivato al Museo da un allevamento di Forlì il diciassette Maggio scorso, quando era lungo circa trenta centimetri; adesso è un po’ cresciuto, ma ne ha ancora di strada da fare, considerato che il luccio può raggiungere il metro di lunghezza.
Questa specie è strettamente carnivora, in natura è un predatore che si nasconde tra le piante o le strutture presenti sul fondale per poi scattare e ghermire con la sua bocca irta di denti aguzzi le ignare prede che si sono avvicinate troppo. Il luccio si ciba principalmente di altri pesci (inclusi non di rado i suoi simili più piccoli) ma anche di invertebrati, anfibi e persino piccoli mammiferi e uccelli catturati mentre nuotano. Ma non per questo è un animale ingordo: al contrario di altri pesci che si gettano sul cibo come forsennati e mangiano fino quasi a scoppiare, Semola è solito divorare i pesciolini scongelati che gli vengono offerti con calma, e può passare parecchio tempo fra un suo pasto ed un altro.
Ciò che rende Semola particolare, è il fatto che egli non sia un Luccio qualunque, ma una nuova specie; nel 2011 due studi diversi hanno riconosciuto i lucci presenti in Italia come specie a sé, con i nomi Esox cisalpinus (Bianco e Delmastro, 2011) o Esox flaviae (Lucentini et al., 2011), separandoli dunque dalle popolazioni di Luccio presenti in Europa (E. lucius). Oltre che a livello genetico e molecolare, le differenze risiedono in un minor numero di scaglie lungo la linea laterale e nella livrea (scura a macchie chiare nel Luccio europeo, chiara con strisce o bande scure in quello italiano).
Ecco spiegata la provenienza di Semola; volevamo essere sicuri di esporre questa nuova specie endemica solamente del nostro paese.
Perciò, se vi capita di visitare la galleria degli acquari e passare di fronte a Semola, non ignoratelo perché è un pesce piccolo e solo in una vasca grande, o perché si muove poco. Fermatevi invece a guardarlo, e riflettete sul fatto che si tratta di un gioiello naturalistico strettamente italiano, che difficilmente troverete in altri posti.
M.L.
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