Dove tutto comincia

Oltre la soglia di una Certosa del Trecento, ti aspetti…

Ragnatele?
Un religioso, ancestrale silenzio?
Gli spettri assorti dei certosini?

Certo NON ti aspetti l’istante sospeso nel tempo di una caccia al cinghiale, la creatura ferita che lotta con i cani; non ti aspetti esemplari rarissimi di specie estinte miracolosamente conservati, né gli scheletri colossali delle balene.

Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa è così, una contraddizione vivente, una sovrapposizione di epoche e di bellezze dove alcuni tra gli esemplari tassidermizzati più antichi al mondo popolano i corridoi affrescati, dove la collezione di cetacei più completa d’Italia si staglia su un portico a vetrate affacciato sul monte pisano, dove nelle antiche cantine, su quelli che erano i supporti dei tini, troneggiano le vasche dell’acquario d’acqua dolce più grande del paese.

È un luogo dove, passeggiando nell’incantevole corte d’onore, puoi sentire il ruggito di un dinosauro; dove mentre osservi uno dei sette esemplari rimasti al mondo di alca impenne, puoi vedere uno dei gatti della colonia che scivola oltre il vetro di una finestra.

Questa gigantesca, camaleontica realtà pulsa e vive nel cuore di un antico monastero certosino. E non ha mai smesso di crescere.

Lo prova l’andirivieni dei facchini, i camion che si fanno faticosamente strada tra le arcate e la mandria di misteriose figure ammantate di cellophane, le corna più diverse che affiorano a sfiorare il soffitto, la ricostruzione di ippopotamo con la bocca spalancata che, issata su un carrello, viene trascinata sul ghiaino del viale.

Il Museo di Storia Naturale più antico al mondo si prepara ad accogliere oltre 550 animali tassidermizzati, donazione della Fondazione Museo Naturalistico Giorgio Barbero, in memoria del defunto Giorgio Barbero stesso. Ad accoglierne l’eredità il professor Roberto Barbuti, direttore del Museo: “Siamo grati alla Fondazione per aver scelto proprio il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa”.

Impossibile, del resto, non innamorarsi di questo luogo unico al mondo. Il lascito è stato firmato il 6 dicembre dalla presidentessa dell’associazione Virginia Barbero e dal rettore Paolo Mancarella, e promette di rendere il Museo ancor più straordinario.

La collezione comprende esemplari di ogni genere: antilopi africane appartenenti a specie e sottospecie diverse, cervi, stambecchi e mufloni dai quattro angoli del globo, diversi colossali esemplari di orso, dall’orso polare a quelli europei, e un incredibile numero di felini africani e americani” racconta Barbuti “Non solo. Grazie alla cura delle preparazioni, gli esemplari hanno un indubbio valore espositivo: perciò sono in grado di comunicare ai visitatori l’importanza di preservare la biodiversità del pianeta”.

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La collezione arriva a Calci in questi giorni, ma i lavori di riallestimento per annetterla dureranno fino al 2019. Certo, questo non può far paura a un’istituzione con una storia di cinquecento anni, che è sopravvissuta al tempo proprio con un costante arricchirsi e con il mantenersi sempre all’avanguardia.

Questo blog si propone di offrire un buco della serratura attraverso il quale sbirciare per assistere al procedere dei lavori, in attesa della sospirata inaugurazione. Perché ce ne sono di misteri da svelare, e ce ne sono di cose da mostrare, ancor prima che l’esposizione sia stata allestita. Le meraviglie in anteprima esclusiva, i “dietro le quinte” più segreti e tante domande in attesa di risposta.

L.B.

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