Sala dell’evoluzione dell’Uomo

Attenzione: comunichiamo ai gentili visitatori che la Sala dell’evoluzione dell’Uomo è chiusa per lavori di riallestimento.

 

Questa piccola sala sintetizza gli studi condotti sull’origine e sull’evoluzione del genere umano, attraverso la rappresentazione di tre momenti significativi della sua storia biologica e culturale.

Il punto di partenza è l’antico studio di un paleoantropologo con libri, mappe, crani, oggetti d’arte preistorica e strumenti tra cui merita di essere menzionato il pantagoniostato-craniosteoforo e assidiatetero inventato da Sergio Sergi all’inizio del ‘900.

Il primo diorama rappresenta una pianura ai piedi di un vulcano attraversata da tre australopiteci: sullo sfondo un maschio e in primo piano un maschio adulto, alto circa 150 cm, e un giovane individuo, forse di sesso femminile, alto circa 120 cm, entrambi hanno in mano dei bastoni semplicemente raccolti dal suolo, usati forse come arnesi da scavo o da difesa.

La ricostruzione è basata sul famoso ritrovamento delle impronte di Laetoli (Africa Orientale), formatesi su una distesa di ceneri vulcaniche, risalenti a 3,6 milioni di anni fa e rappresentanti una delle prove più convincenti dell’antichità del bipedismo.

Il secondo diorama raffigura una scena di vita quotidiana dell’uomo di Neanderthal durante una fase umida e meno fredda della glaciazione Würmiana (circa 50.000 anni fa).

Un individuo in piedi trasporta la carcassa di uno stambecco, mentre un altro, seduto fuori dal riparo sotto roccia, sta lavorando una pelle trattenendola con i denti ed usando un raschiatoio in selce. Sparsi a terra si posso osservare resti di ossa, utensili in pietra ed uno dei nuclei in selce usati per la loro produzione.

La ricostruzione è basata sui resti di Uomo di Neanderthal ritrovati in Europa e in Asia Occidentale in sedimenti datati tra i 20.000 e i 27.000 anni fa. Le caratteristiche del cranio dei nean-derthaliani indicano un adattamento ai climi freddi.

Il pannello di sinistra rappresenta la ricostruzione in scala 1:1 di una porzione di parete dipinta della grotta Chauvet (Ardèche, Francia), risale a 31.000 anni fa e costituisce una delle più antiche testimonianze di arte parietale.