Fine 1500: le origini del Museo

Verso la fine del Cinquecento in tutta Europa proliferano le cosiddette Wunderkammern o Raritatkammern (“Camere delle meraviglie” o “Camere delle rarità”).

Assemblate da sovrani, principi e signori appassionati di scienza, queste collezioni includono ogni genere di reperto, senza ordine apparente e senza altro criterio che la rarità e la bizzarria. Lo scopo di queste Wunderkammern è quello di fornire un’immagine della complessità dell’universo, offrendo di essa vari exempla: vi sono custoditi cimeli insoliti o di pregio (curiosa), artefatti di ogni epoca e provenienza (artificialia), nonché reperti rappresentativi dei regni della natura (naturalia).

Tra le raccolte più rinomate dell’epoca possiamo ricordare quelle di Francesco Calzolari a Verona, di Ulisse Aldrovandi a Bologna, di Manfredo Settala a Milano, di Ferrante Imperato a Napoli, di Ole Worm a Copenaghen, di Athanasius Kircher a Roma e, naturalmente, quelle di proprietà di alcuni principi, come Rodolfo I d’Asburgo, l’arciduca Ferdinando del Tirolo, Alberto V e Carlo V, duchi di Baviera.

Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ha le sue origini nella “Galleria” annessa al Giardino dei Semplici pisano (attuale Orto Botanico) costituita sul finire del ‘500 per volontà di Ferdinando I dei Medici.
All’interno delle Wunderkammern, la Galleria pisana assume sin da subito una fisionomia peculiare: lo stretto legame con l’Ateneo Pisano  – e con il Giardino dei Semplici – fa sì che al semplice destare curiosità caratteristico delle Camere contemporanee si accompagni sempre e comunque un approccio di tipo scientifico nei confronti dei reperti.

Nel Museo è possibile vedere tutt’ora esposte diverse opere annoverate negli inventari seicenteschi.