Galleria dei cetacei
La Galleria dei cetacei, lunga oltre 100 metri, è stata ricavata dal loggione in cui i monaci della Certosa passeggiavano nei giorni di maltempo e ospita una spettacolare raccolta di scheletri di cetacei attuali, oltre a reperti fossili di specie vissute milioni di anni fa e modelli di delfini e balene a grandezza naturale.
La collezione di scheletri è tra le più importanti d’Europa e vanta una lunghissima tradizione: già negli inventari seicenteschi del Museo, infatti, si cita la presenza di ossa di cetacei anche se i più antichi esemplari ad oggi conservati risalgono agli inizi del settecento. Tuttavia, la maggior parte degli scheletri fu acquistata da Sebastiano Richiardi, direttore del Museo fra il 1871e il 1904, e oggi la collezione del Museo conta oltre 50 scheletri, di cui 30 esposti nella Galleria dei Cetacei.
L’esposizione si riallaccia alla sottostante sala sugli Archeoceti presentando, nella grande illustrazione di fondo, l’evoluzione dei due gruppi in cui si dividono i Cetacei (Odontoceti e Misticeti) a partire dalle ultime scoperte che stanno rivoluzionando le nostre conoscenze sulle origini di delfini e balene. Una serie di modelli a grandezza naturale ci guida, poi, verso l’esposizione degli scheletri, facendoci apprezzare la diversità delle forme e delle dimensioni di questi affascinanti animali.
Allo scopo di facilitare la comprensione di come alcune strutture o comportamenti si siano evoluti nel corso del tempo, agli scheletri di delfini e balene dei nostri giorni sono affiancate le testimonianze fossili dei loro antenati. Il più spettacolare dei reperti (originali e calchi) esposti è certamente il modello del cranio del Leviatano (Livyatan melvillei), un antenato del capodoglio dalle abitudini predatorie simili a quelle dell’orca, scoperto nel 2008 in Perù in sedimenti di circa 9 milioni di anni fa.
L’esposizione si sviluppa con il susseguirsi degli scheletri ed è arricchita da modelli tattili e filmati che ci presentano argomenti chiave per conoscere meglio delfini e balene: come si nutrono, come si riproducono, dove vivono e a quali pericoli li stiamo esponendo. La mostra culmina col gigantesco scheletro della Balenottera azzurra, il più grande animale mai esistito, ma un ampio spazio è anche dedicato a Sebastiano Richiardi con una serie di preparati anatomici storici ed alcune testimonianze del lavoro e dei problemi pratici che ha dovuto affrontare nella creazione di una collezione di queste dimensioni.
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