Sala degli archeoceti
Gli archeoceti (archeo=antico, ceti=cetacei) sono un gruppo di mammiferi vissuto da 50 a 35 milioni di anni fa che ha dato origine a delfini e balene.
Sono un gruppo molto importante per la storia della vita perché, partendo dalla terraferma, gli archeoceti compiono l’impresa eccezionale di adattarsi ad un ambiente completamente diverso: quello acquatico. Questo drastico cambiamento si realizza nel tempo relativamente breve di circa 10 milioni di anni ed è accompagnato e reso possibile da profondi cambiamenti fisici che sono descritti, fase per fase, nei tre livelli in cui alcuni gradini dividono la sala.
Al primo livello di questa scala evolutiva ed in continuità con l’esposizione precedente troviamo gli artiodattili, il gruppo da cui hanno origine gli archeoceti, rappresentati dallo scheletro fossile di un Ippopotamo tiberino (circa 800.000 anni fa, Roma) e dalla ricostruzione a grandezza naturale del piccolo Indohyus. L’ippopotamo è indicato dalla biologia molecolare come l’animale vivente più strettamente imparentato con delfini e balene, ma è proprio l’Indohyus, vissuto 50 milioni di anni fa in India ad essere il più vicino all’origine dei cetacei. Infatti, benché l’Indohyus sia ancora un artiodattilo, e piuttosto simile al Tragulo, alcune particolarità del suo orecchio interno e la pesantezza delle sue ossa lo dividono da tutti gli altri artiodattili e dimostrano che trascorreva molto tempo in acqua.
All’inizio del secondo livello troviamo il primo vero archeoceto, il più antico: il Pakicetus, vissuto in Pakistan circa 48 milioni di anni fa. Infatti è proprio nell’Asia meridionale, su quelle che erano le coste dell’antica Tetide, un ampio mare tropicale che all’epoca si estendeva dalla Spagna all’Indonesia, che si originano e si evolvono i primi archeoceti. Nello stesso livello della sala sono descritti in dettaglio i molti cambiamenti che hanno reso possibile il completo adattamento alla vita acquatica, come la trasformazione delle zampe in pinne e lo spostamento delle narici sulla sommità della testa.
Sul terzo livello troviamo lo scheletro e la ricostruzione a grandezza naturale di Ambulocetus, vissuto 48 milioni di anni fa in Pakistan, a testimoniare quello stadio intermedio di adattamento in cui gli archeoceti avevano un aspetto e uno stile di vita che ricordava delle grandi lontre. Simile ad Ambulocetus era Aegyptocetus il cui fossile originale si trova all’interno della teca di vetro. Si tratta di un reperto molto raro, uno dei pochissimi fossili di archeoceto presenti in Italia e di gran lunga il più completo. In realtà, questo animale visse circa 40 milioni di anni fa in Egitto ed arrivò in Italia agli inizi del 21° secolo all’interno di un blocco di calcare nummulitico acquistato da un tagliatore di marmi.
L’ultima fase della trasformazione è rappresentata dal grande cranio di Cinthyacetus. Lungo oltre 9 metri e con le zampe posteriori ridotte a rudimenti, questo archeoceto vissuto in Sud America da 38 a 35 milioni di anni fa non era più in grado di uscire dall’acqua e la sua coda terminava con la grande pinna a ventaglio così tipica dei cetacei di oggi, la cui storia è raccontata al piano superiore.
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