Le orchidee del Monte Pisano
Le orchidee (famiglia Orchidaceae) sono piante monocotiledoni erbacee perenni (geofite).
Il termine orchidea deriva dal greco órkhis che significa “testicolo”, in riferimento alla forma tondeggiante della coppia di bulbo-tuberi o rizo-tuberi che costituiscono l’apparato radicale di alcune specie, tra cui quelle appartenenti al genere Orchis (ma anche di quelle appartenenti ai generi Ophrys, Traunsteinera, Serapias e Coeloglossum).
Sono state descritte oltre 25.000 specie di orchidee, la maggior parte diffuse nelle aree tropicali, dove possono essere anche epifite (cioè non vivono a contatto del terreno, bensì su altri organismi vegetali e sono dotate di radici aeree per l’assorbimento dell’acqua presente nell’aria). In Italia vivono circa 120 specie di orchidee e sul Monte Pisano circa 40.
Le orchidee sono piante estremamente specializzate, caratterizzate da un fiore a simmetria bilaterale (zigomorfo) con 6 tepali (3 esterni e 3 interni) di cui quello inferiore interno (labello) è modificato per attirare gli insetti impollinatori ed è un elemento chiave per la determinazione di molte specie.
Il labello può essere intero o lobato, in molti casi è trilobato con i lobi a loro volta divisi in lobuli. In alcuni generi, come Serapias, Epipactis e Cephalanthera, è diviso da una strozzatura mediana in una parte interna chiamata ipochilo e in una parte esterna chiamata epichilo. Nel genere Ophrys la parte centrale ha un disegno (detto macchia o specchio) di forma variabile di colore blu o grigio, brillante e glabro. In molti generi, quali Orchis, Dactylorhiza e Anacamptis, la parte posteriore del labello si prolunga in un’appendice chiamata sperone al cui apice è spesso contenuto il nettare.
L’apparato riproduttivo è composto da un solo stame (2 nel genere Cypripedium) con una sola antera con due logge polliniche e da un ovario infero collegato allo scapo mediante un peduncolo. Per favorire l’impollinazione, in alcuni generi, le logge polliniche sono racchiuse in una guaina sorretta da un esile filamento (caudicola) dotato alla base di un dischetto adesivo (retinacolo) che può aderire al corpo dell’insetto impollinatore.
L’apparato radicale delle orchidee è formato nella maggior parte delle specie da una coppia di radici ingrossate con sostanze di riserva (bulbo-tuberi o rizo-tuberi); ma esistono anche specie con soltanto radici fascicolate (generi Cephalanthera e Listera). L’apparato radicale è in molti casi diagnostico per la determinazione del genere e della specie e molti nomi scientifici sono riferiti proprio ad esso. Ad esempio, oltre al genere Orchis, il genere Dactylorhiza fa riferimento ai rizo-tuberi a forma di dita; il genere Corallorhiza fa riferimento alle radici a forma di corallo, composte da tubercoli biancastri, intricati e carnosi.
Il fusto delle orchidee è chiamato scapo o caule, la sua base sotterranea è modificata in bulbo o in rizoma a seconda delle specie. Bulbo e rizoma sono organi contenenti sostanze di riserva che permettono alle piante perenni di sopravvivere durante la stagione sfavorevole. Lo scapo è eretto, non ramificato, esile o robusto, cilindrico o angoloso, generalmente di colore verde, in alcuni casi con sfumature rosse o brune. Nelle specie italiane può raggiungere un’altezza massima di circa 80 cm. All’apice dello scapo si sviluppa l’infiorescenza a racemo che presenta un numero variabile di fiori da un minimo di 3-4 in alcune Ophrys fino a 60-70 in Anacamptis pyramidalis. I fiori iniziano a sbocciare partendo dal basso tranne che in Orchis simia in cui si verifica il contrario.
Le foglie sono generalmente lisce, parallelinervie e allungate; spesso formano una rosetta basale e diminuiscono di dimensioni procedendo verso l’alto fino a ridursi a brattee in molti casi diagnostiche per la determinazione delle specie. Sono verdi e in alcune specie hanno macchie scure sulla lamina fogliare (Dactylorhiza, Neotinea, Orchis) o striature rossicce a livello della guaina (Serapias).
Le orchidee producono tantissimi semi di piccole dimensioni, quasi privi di risorse nutritive; di conseguenza, per germinare, hanno bisogno di un apporto nutritivo dall’esterno ed è per questo che hanno sviluppato una simbiosi con un microscopico fungo endoparassita del genere Rhizoctonia.
Le orchidee hanno uno sviluppo molto lento e possono passare 6 – 7 anni, o anche più, prima che vadano a fiore!
ORCHIDEE MICOETEROTROFICHE
Sul Monte Pisano vivono 2 orchidee definite MICOETEROTROFICHE in quanto assumono le sostanze di cui hanno bisogno attraverso funghi con cui sono in simbiosi fin dalla nascita: Limodorum abortivum e Neottia nidus-avis.
Neottia nidus-avis, invece, è totalmente priva di clorofilla e appare color crema; quindi trae tutte le sostanze di cui ha bisogno attraverso una simbiosi intracellulare a livello dell’apparato radicale con il fungo Rhizomorpha neottiae).
STRATEGIE RIPRODUTTIVE
Le orchidee hanno evolute delle strategie riproduttive particolarmente sofisticate. Le due strategie principali per garantire l’impollinazione sono: attirare gli insetti offrendo loro del nettare o usare uno stratagemma.
Le orchidee appartenenti ai generi Orchis, Dactylorhiza e Gymnadenia producono il nettare sullo sperone, mentre quelle appartenenti ai generi Epipactis e Aceras in una cupola.
Barlia robertiana, invece, non producendo nettare, per attirare gli insetti impollinatori ricorre a uno stratagemma molto particolare: si serve della melata prodotta dagli afidi e accumulata sullo sperone del fiore. I suoi impollinatori sono soprattutto imenotteri come i bombi e le api legnaiole che, protetti da soffici setole, riescono a essere attivi già a partire da febbraio, mese in cui la pianta inizia a fiorire.
Anche le piccole orchidee del genere Serapias sono prive di nettare e attirano gli insetti impollinatori grazie alla forma del loro fiore più o meno rossastro caratterizzato da un labello grande e da tre tepali uniti a formare un casco; praticamente un invitante tappeto rosso profumato (il labello) introduce piccoli insetti in un accogliente e sicuro riparo (il casco formato dai tre tepali interni) dove vengono inevitabilmente cosparsi di polline.
Le orchidee che hanno sviluppato lo stratagemma più astuto e subdolo per farsi impollinare sono indubbiamente quelle appartenenti al genere Ophrys, in cui il labello è fortemente modificato e simula nella forma e nei colori, ma anche nella stimolazione tattile e nell’emissione di sostanze odorose, una femmina di specie di insetti ben precisi, in molti casi di un’ape del genere Andrena. Il maschio, così attratto si posa sul labello iniziando una pseudocopula, durante questo falso accoppiamento viene prontamente cosparso di polline. Insoddisfatto, se ne andrà alla ricerca di un’altra femmina, trasportando così il polline di fiore in fiore!
Alcune specie di orchidee (Epipactis spp., Limodorum spp., Serapias spp., Traunsteinera spp.) sono cleistogame facoltative; cioè praticano la CLEISTOGAMIA una forma di riproduzione per autoimpollinazione che si verifica senza che avvenga l’apertura dei fiori. Il termine, coniato da Kuhn nel 1867, deriva dal greco kleistós = chiuso e gámos = matrimonio. La CLEISTOGAMIA può essere facoltativa o obbligata: nel primo caso, la medesima specie può presentare sia fiori cleistogami che fiori casmogami, cioè che presentano l’usuale meccanismo di impollinazione incrociata. Le specie cleistogame obbligate invece si riproducono esclusivamente per autofecondazione. Probabilmente Limodorum abortivum deve il suo epiteto specifico proprio a questa strategia riproduttiva in cui i fiori praticamente appassiscono senza schiudersi.
IBRIDAZIONE
Nonostante siano presenti, come in tutte le piante, dei meccanismi per evitare l’incrocio tra specie diverse, l’IBRIDAZIONE è un fenomeno abbastanza frequente nelle orchidee, sia tra specie appartenenti allo stesso genere (ibridi interspecifici), sia tra specie appartenenti a generi diversi (ibridi intergenerici). Di solito gli ibridi presentano caratteristiche intermedie tra quelle delle specie genitrici. In molti casi si tratta di ibridi occasionali sterili che spuntano, talvolta anche numerosi, in mezzo alle due specie genitrici. A volte, però, gli ibridi possono essere fertili e incrociarsi tra loro o con le specie genitrici, dando luogo a vere e proprie popolazioni ibridogene. Questa situazione può portare anche alla formazione di nuove specie come nel caso di Orchis colemanii e Orchis tyrrhena.
Sul Monte Pisano, precisamente nel Comune di Lucca e di San Giuliano Terme, sono stati individuati i seguenti ibridi:
Ophrys x dionysii ibrido tra O. exaltata subsp. tyrrhena x O. sphegodes.
Ophrys x hoeppneri ibrido tra O.bombyliflora x O. sphegodes.
Ophrys x macchiatii ibrido tra O. speculum x O. sphegodes.
Ophrys x maremmae ibrido tra O. holoserica subsp. holoserica x O. tenthredinifera.
Serapias x meridionalis ibrido tra S. lingua e S. neglecta.
Serapias x godfery ibrido tra S. cordigera x S. neglecta.
x Serapicamptis bevilacquae ibrido tra Anacamptis morio x Serapias neglecta.
x Serapicamptis pisanensis ibrido tra Anacamptis laxiflora x Serapias neglecta.
x Serapicamptis triloba ibrido tra Anacamptis papilionacea x Serapias neglecta.
Anacamptis x gennarii ibrido tra Anacamptis morio x Anacamptis papilionacea.
Anacamptis x olida ibrido tra Anacamptis morio x Anacamptis coriophora.
Per ulteriori approfondimenti potete scaricare il Manuale: Orchidee in tasca – Piccola guida delle orchidee d’Italia.
o consultare il sito: GIROS Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee
LE ORCHIEDEE DEL MONTE PISANO
LE ORCHIEDEE DEL MONTE PISANO – GLI IBRIDI
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