Specchio specchio delle mie brame

Presentazione del volume “Cavalli allo specchio“, 9 Giugno 2017.

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Gli autori Paolo Baragli – Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università di Pisa – e Marco Pagliai – Addestratore Etologico.

 

I cavalli sanno riconoscersi allo specchio?

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa sta lavorando per capire se i cavalli hanno coscienza di sé.

Quale metodo migliore se non l’utilizzo di uno specchio per capire se gli animali hanno coscienza di sé?  Nella superficie riflettente l’individuo riconoscerà sé stesso se percepirà la figura riflessa come propria. In caso contrario, attribuirà l’immagine a un conspecifico.

Ovviamente riconoscersi allo specchio non è utile all’individuo nella vita di tutti i giorni, ma scoprire se gli animali sono in grado di farlo è molto importante per comprenderne le capacità cognitive e percettive. Questo presupposto è quello che ha spinto i ricercatori del Dipartimento di Scienze Veterinarie e Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa a cimentarsi in questa sfida scientifica. Studi precedenti hanno dimostrato che scimmie antropomorfe, elefanti asiatici, delfini e gazze si sanno riconoscere. Il comune denominatore di queste specie è un cervello complesso, che spesso corrisponde a un sistema sociale altrettanto complesso. Avere ‘idea del sé’ sottende la capacità di saper differenziare il ‘sé’ da ‘gli altri’ e molti ricercatori pensano che questa sia la chiave per sviluppare complesse relazioni sociali ed emotive fino ad arrivare a complesse strategie nella manipolazione delle relazioni e persino a forme di empatia (seppur nelle sue strutture più elementari) per la gestione dei rapporti inter-individuali. Il gruppo di ricerca ha selezionato il cavallo come candidato ideale, non solo in quanto animale sociale capace di riconoscere individualmente i compagni integrando le informazioni percepite da più canali sensoriali, ma soprattutto per il ruolo che questa specie ha svolto e svolge in condivisione con l’uomo, sia esso in ambito produttivo o in campo ludico-sportivo. Non meno importante è il ruolo del cavallo negli Interventi Assistiti con Animali (IAA), dove la conoscenza dei livelli percettivi, cognitivi ed emotivi di questa specie porterebbe a un suo più corretto impiego soprattutto nel processo di condivisione emotiva tra uomo e animale.

Il disegno sperimentale utilizzato è quello concepito per i primati non umani, conosciuto come mark test. Una marcatura visibile/colorata viene applicata su un punto del corpo che l’animale può vedere solo con l’aiuto di uno specchio. L’individuo, se capace di riconoscersi, attua una serie di comportamenti volti a interagire con il segno, provando ad esempio a grattarlo via. Come controllo si utilizza una marcatura trasparente, invisibile, che garantisce la stessa sensazione tattile della marcatura colorata, senza però alcuno stimolo visivo. In questo studio il disegno sperimentale originale è stato arricchito di un doppio controllo. La marcatura veniva applicata una volta sulla guancia sinistra e una volta sulla guancia destra dell’animale insieme alla marcatura trasparente, posta alternativamente a destra o a sinistra per livellare la sensazione tattile. Di fronte allo specchio, tre cavalli su quattro hanno mostrato di interagire, grattandosi più frequentemente la guancia sinistra quando su essa era presente la marcatura colorata, rispetto a quando la stessa guancia era marcata con il segno trasparente. Uno di questi tre cavalli ha mostrato un forte interesse anche per il segno colorato quando questo era sulla guancia destra. Questi risultati, sostengono gli autori, non confermano appieno la capacità di riconoscersi allo specchio nel cavallo. Tuttavia l’accurata video analisi ha rivelato la presenza di particolari comportamenti che i soggetti mettevano in atto esclusivamente davanti alla superficie riflettente. Appena dopo aver esplorato la loro immagine riflessa, i cavalli guardavano dietro lo specchio, come a voler verificare l’assenza o la presenza di un altro individuo. Questo primo studio pilota ha spinto gli autori a pensare che il paradigma sperimentale classico possa non essere adeguato per tutte le specie animali. Infatti, il test non tiene conto delle diverse capacità sensoriali o peculiarità anatomiche tipiche di alcune specie. Il mark test è stato concepito per saggiare la capacità di auto-riconoscimento nelle grandi scimmie, animali con grandi capacità manipolatorie utili per mantenere il pelo pulito. La mancanza di tali capacità nel cavallo renderebbe difficile il compito di rimozione della marcatura e ciò potrebbe indurre nei soggetti stati d’ansia e frustrazione che inevitabilmente ridurrebbero la motivazione a rimuovere il segno colorato, nonostante questo possa essere perfettamente percepito come presente sul proprio corpo.

Si sa, nella ricerca scientifica, l’assenza di evidenza non è l’evidenza dell’assenza, per questo motivo gli autori stanno lavorando a un nuovo disegno sperimentale che meglio si adatti alle capacità percettive e anatomiche del cavallo, in modo da poterlo applicare su un campione più numeroso e sciogliere le riserve su questo affascinante argomento. I nuovi test saranno condotti al centro di  Addestramento Etologico presso il Centro Ippico Pelliccia (San Marcello Pistoiese, PT).

 

Alcune immagini dell’incontro con gli autori e della dimostrazione, nei giardini certosini, con il cavallo Ercole.

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Testo di Elisabetta Palagi.