Una piccola luce

L’autunno è una ninnananna per la vita che verrà.

Novembre ci fa capire, forse più della primavera, il nostro essere “umani”.
È un momento dell’anno molto particolare, perché si avanza verso l’inverno, verso il buio.
È una fase dell’anno in cui si sono sempre concentrare ricorrenze, anche prima del cristianesimo.
E’ un periodo in cui entra in gioco il bisogno di luce, di fuoco. In casa si accendono le candele e il fuoco nel camino.
Nella notte dei morti si pensava, si pensa che i cari defunti ritornino. Nella tradizione, quindi, c’era chi lasciava la finestra aperta, chi qualcosa da mangiare e soprattutto c’era e c’è ancora un lumino acceso. Un segno.
Una luce.
Come il fuoco che teneva lontano gli animali selvatici, tanti anni fa.
Facciamo ancora così. Non è cambiato molto, in fondo.

I musei chiusi, vuoti e silenziosi di passi, di emozioni, di parole, rispecchiano un po’ questo sentimento.
Certo, il lavoro prosegue, continuano la progettazione didattica a distanza e la promozione dei contenuti museali attraverso il sito e i canali social, la creazione di eventi online e molto altro. E finchè non potremo tornare ad aprire le porte, staremo insieme virtualmente e insieme continueremo a scoprire, assaporare e sognare quello che il museo può donarci.
Ma un museo trova il suo senso di esistere anche (e soprattutto) nelle relazioni, nelle voci, nei volti e nelle mani delle persone che lo visitano.

Così ci piace pensare che il buio di questo periodo porti con sé una piccola luce e che la primavera torni come una vera rinascita per tutti e per tutto.

S.B.