Il Museo di Storia Naturale e il progetto Wikimedia Italia

Dopo l’apertura di un profilo Sketchfab, con cui ha messo a disposizione di studenti, ricercatori e pubblico i modelli 3D dei propri reperti, il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa condivide anche sui progetti Wikimedia le scansioni 3D del proprio patrimonio museale. Il progetto è sostenuto con un finanziamento da Wikimedia Italia.

Come i progetti Wikimedia, il Museo promuove la condivisione della conoscenza e la partecipazione attiva e consapevole del pubblico. Il primo passo è stato l’adesione al progetto “Tutti i musei su Wikipedia”, promosso da Wikimedia Italia in collaborazione con ICOM Italia e Creative Commons Italia, che accompagna e sostiene le istituzioni culturali nel diventare protagoniste del libero accesso al patrimonio.
Con questo progetto il Museo ha messo a disposizione sulle piattaforme Wikimedia 100 modelli in modalità open access, valorizzando e rendendo ancora più accessibili al pubblico le proprie collezioni. I modelli, caricati su Wikimedia Commons e linkati alle pagine Wikipedia in diverse lingue, possono infatti essere visualizzati e scaricati gratuitamente con licenza CC BY-SA 4.0 (gli utenti sono liberi di scaricare e utilizzare i file, citandone gli autori).
Per il progetto sono stati selezionati 100 modelli osteologici di vertebrati attuali appartenenti alle collezioni del Museo realizzati utilizzando uno scanner a luce strutturata e la tecnica della fotogrammetria. L’intenzione è quella di aumentare nel tempo il numero di modelli 3D pubblicati sulle piattaforme Wikimedia e contribuire insieme ai numerosi volontari alla ampia e rapida diffusione della conoscenza tramite il web.

“Mi auguro”, sottolinea la direttrice del Museo Elena Bonaccorsi “che l’accesso aperto ai dati su una piattaforma popolare come Wikimedia consenta a numerosi studiosi, ma anche a semplici curiosi, di scoprire una parte del patrimonio naturalistico dell’Università di Pisa, un patrimonio di inestimabile valore scientifico e storico di cui, come Museo, ci sentiamo responsabili.”