ASK ME: Vi racconto dei ragazzi dell’alternanza scuola-lavoro

Riparte il progetto AskMe: esperienze di alternanza Scuola-Lavoro nell’ambito dell’accoglienza dei visitatori presso le sale espositive del Museo, ecco la testimonianza del tutor che ne segue il lavoro.

 

Sono appena risalita in ufficio dopo aver fatto il consueto giro nelle sale del Museo per assicurarmi che i ragazzi delle superiori che partecipano al progetto di Alternanza scuola-lavoro “ASK ME” siano al loro pos…eeehhmm che stiano bene e che la mattinata scorra tranquilla.

Il turno di alternanza di questi giorni di settembre porta con sé il numero maggiore di partecipanti da quando è iniziato il progetto in quel freddo gennaio di inizio anno, che ora mi sembra quasi un miraggio, dato il caldo notevole di questa estate.

Non ho mai fatto il calcolo preciso dei ragazzi ma direi almeno un centinaio, cento ragazzi tra i 16 e 18 anni, uno diverso dall’altro, ognuno con la propria storia, ognuno con il proprio sport preferito, ognuno con la sua materia scolastica che proprio non va giù…e quante cose ci sarebbe da raccontare, ma si sa, i segreti non vanno svelati.

Posso, però, raccontarvi quello che hanno fatto e fanno tuttora nel Museo, anzi per il Museo. Non nego che mi fa un certo effetto girare per le sale del Museo e vedere i ragazzi con la maglietta di ordinanza e il badge, custodi per qualche ora di ogni sala – ok, sì, a volte capita che essi dimentichino la “divisa” a casa e sì a volte percepisco una diminuizione della voglia di stare in sale quando non c’è nessuno che girottola incuriosito da qualche minerale o mammifero sconosciuto, ma si sa so’ ragazzi!

Vederli interagire con i visitatori nel dare loro indicazioni, approfondimenti e curiosità sui reperti esposti mi riempie, posso dirlo, lo dico: di orgoglio e speranza. Posso raccontarvi dei loro occhi, della loro voce e della loro soddisfazione dopo aver aiutato il visitatore sperduto nelle sale o nei cortili del Museo, oppure quel visitatore curioso di conoscere il nome di quel pesce trasparente. Quando poi il visitatore parla solo l’inglese, la soddisfazione che traspare dai ragazzi riempie tutta la stanza.

Rendere questo Museo sempre più accessibile e accogliente è tra i principali obiettivi di tutti noi che abbiamo la fortuna di lavorare qui, ma quando ad aiutarci in questa impresa ci sono dei ragazzi così giovani vuol dire che qualche seme per il futuro è stato piantato. E se questa esperienza può essere utile anche a far scoprire in loro attitudini e curiosità che mai avevano pesato di avere non posso che esserne felice.

 

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M.D.