Dietro le quinte di una mostra

Come già annunciato, prossimamente verrà inaugurata la sala dei primati completamente ripensata e rinnovata in ogni suo aspetto. Molte saranno le sorprese che vi attenderanno come i numerosi e ricchissimi diorami dedicati ai cinque continenti e gli animali delle collezioni ottocentesche profondamente restaurati. Dove sono stati ricoverati tutti i primati in attesa delle loro nuova musealizzazione? Beh, il termine “ricoverati” è proprio adatto perché in questi mesi il laboratorio di Restauro del Museo di Storia Naturale si è trasformato in un piccolo ospedale dove i suoi pazienti, dopo accurata diagnosi, hanno subito cure ed attenzioni.
In questo reportage vogliamo svelarvi il dietro le quinte della prossima mostra e tutte le fasi di restauro che stano subendo i suoi futuri protagonisti.

 

 

 

 

Diagnosi generale dello stato di conservazione
Questa prima fase è necessaria per progettare le azioni di restauro più adatte e quel che serve è pertanto una scrupolosa osservazione. Con l’aiuto delle mani, facendosi largo fra il folto pelo, si scorgono spesso strappi della pelle che hanno lasciato completamente a vista l’imbottitura interna di muschio, paglia, cotone o stoppa. In questo caso sarà necessario provvedere alla loro stuccatura, ovvero chiusura, posticipando così la fase di lavaggio che normalmente precede tutte le altre operazioni. Una volta tolti gli animali dal loro supporto ligneo e protetti con cura i cartellini storici legati alle loro zampe (questi ci riconducono infatti a preziose informazioni sulla loro singola storia), può iniziare la loro pulizia. Con l’aiuto di un compressore è possibile rimuovere in pochi istanti la polvere in eccesso (che fidatevi: è proprio tanta!) avendo cura di non danneggiare niente.

Il lavaggio
Dopo duecento anni un bagnetto è davvero un toccasana! Il lavaggio non avviene per immersione totale dell’animale per evitare la proliferazione di muffe nell’imbottitura. Con l’uso di detergenti specifici e adatti alla tonalità chiara o scura del manto con una spugnetta umida si strofina delicatamente il pelo fino a che non torni pulito e lucente. Questa operazione può richiedere fino anche ad una giornata piena di lavoro, specialmente se si è alle prese con animali il cui pelo era in origine candido e che adesso a causa del tempo si è molto ingiallito.

L’asciugatura
Dopo una rapido uso del compressore per togliere l’eccesso d’acqua del lavaggio, si passa all’asciugatura. Spazzole, pettini e phon, a volte accesi in contemporanea, mettono sempre allegria perché il laboratorio sembra trasformarsi improvvisamente in un centro di bellezza…per scimmie! Anche se il restauro degli animali in questa fase non è ancora veramente cominciato, il loro aspetto, una volta ridonata la piega al pelo pulito e lucente, risulta già più rigenerato e molto più fresco da quello di partenza.

La stuccatura
Come dicevamo, gli strappi della pelle possono causare la fuoriuscita dell’imbottitura, e pertanto devono essere scrupolosamente richiusi. Se l’imbottitura non è molto compatta e ricca questa dovrà prima essere compensata con l’introduzione di cotone e colla per ridare ai volumi del corpo la loro originaria pienezza. Terminata l’imbottitura, la parte più superficiale dello strappo viene coperta con della resina epossidica, (detta impropriamente “stucco”) sulla quale verrà poi ricollocato il pelo dell’animale. Le resine però, essendo modellabili, sono utilizzate normalmente anche per rinsaldare pezzi completamente staccati come accade frequentemente per le esili code o per le fragilissime dita, come anche per ricreare ex novo parti anatomiche mancanti come le orecchie, basandosi sull’anatomia degli esemplari reali consultando libri scientifici e fotografie di dettaglio.

Infoltire il pelo
Nei casi di peggior degrado conservativo l’azione di infoltimento del pelo può richiedere anche intere settimane ed è infatti di gran lunga quella che richiede maggior pazienza e perizia. Il pelo viene ricavato ritagliando piccole ciocche da vecchie pellicce naturali o sintetiche, tappeti o pelli donate al Museo nel corso degli anni. Non sempre però è disponibile il pelo del colore identico a quello originale e pertanto questo andrà perfettamente mascherato sull’animale con l’aiuto di colori acrilici e pennelli. Il risultato dell’intervento sarà migliore quanto più sarà irriconoscibile osservando il manto dell’animale.

La ricostruzione del muso
Giunti a questo punto l’animale è circa all’ottanta percento del suo percorso di restauro essendo ormai pulito, risanato dei suoi strappi, completo di tutte le sue parti e nuovamente in possesso di un manto uniforme. Inutile dire che una volta esposto, l’attenzione del visitatore si focalizzerà sul muso dell’animale che dunque merita in questa delicata fase un’attenzione tutta particolare riflettendo sul suo grado di verosimiglianza con l’originale. Molto spesso infatti, questa parte dell’animale, come del resto tutte le mucose e le parti deteriorabili, venivano ricreate in cera colata colorata e non sempre le loro forme e tonalità possiedono un buon grado di realismo. Senza sconvolgere la base di partenza vengono pertanto scelte dal restauratore delle piccole ma incisive azioni di rimodellamento e di copertura per ridonare al muso un colore ricco di sfumature realistiche rispetto al piatto colore del modello in cera.

Le rifiniture
Pochi altri ritocchi come piccole pennellate di fissativo sulle unghia per donarle lucentezza o intorno alle narici e sulla rima inferiore degli occhi per far sembrare queste parti ancora umide, sono quelli che fanno la differenza. Un’ultima spazzolata per sistemare la piega del pelo e poi il segreto finale. Quale? Le signore lo sanno: un velo di lacca per bloccare la piega e domare i ciuffi più ribelli! ; )

D. F.

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