E nel silenzio c’è una radio che canta…
Talvolta il silenzio dei monaci, anche se i monaci non ci sono più ormai da molti anni, lo possiamo ancora sentire.
Un museo allestito in una Certosa non è un museo qualunque. E’ un museo dove si respira sempre e comunque un’atmosfera “fuori dal mondo”, tant’è che entrando – per esempio – nel chiostro grande spesso si percepisce la sensazione di isolamento, di chiusura, di silenzio.
In questi giorni “sospesi”, in cui il museo è chiuso, questa sensazione arriva prorompente.
Non ci sono visitatori, attività, eventi.
Non ci sono bambini che, bocca e occhi spalancati, si meravigliano davanti al carnotauro.
Non ci sono passi, voci, corse, schiamazzi.
Tranne i pochi che a rotazione nutrono i pesci dell’Acquario, anche chi vi lavora è a casa e lavora a distanza.
Tutto è fermo. Tutto è sospeso. Tutto tace.
Il silenzio è sceso sulle cose. Se si alza il vento, anche leggero, il suo rumore arriva nitido, come una radio che canta.
Un po’ come quando siamo nel deserto marocchino o in quello islandese, oppure in mezzo al mare, o davanti a un ghiacciaio infinito o in cima a una montagna selvaggia: tutto tace.
Il questa atmosfera quasi surreale, il museo continua a vivere, prendendosi cura delle collezioni, delle attività e delle persone anche da lontano: chi lavora alla progettazione delle nuove sale, chi traduce testi, chi prepara illustrazioni per nuove guide e nuove esposizioni, chi fa ricerca, chi scrive per nuove pubblicazioni, chi sbriga la burocrazia, chi pensa alla comunicazione per stare – in questo momento ancora di più – in compagnia delle persone che da casa seguono le attività.
Nel frattempo le margherite stanno già trasformando l’erba in un tappeto a pois, preannunciandoci che tra un po’ sarà di nuovo primavera.
S.B.
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