Koi, un tripudio di colori

I pesci ospitati presso l’acquario del Museo sfoggiano un’incredibile varietà di colori e livree, ciascuna legata ad un particolare stile di vita. Alcuni hanno colorazioni che li aiutano a mimetizzarsi nel loro ambiente naturale, generalmente a base di grigio, verde o marrone, per nascondersi alle prede o ai predatori.

Altri invece presentano livree dai colori accesi e sgargianti, il cui scopo principale è comunicare con altri pesci; ad esempio, per attirare un compagno, spaventare un rivale, o avvertire un predatore della propria pericolosità.
I pesci più colorati che si possano ammirare nella galleria degli acquari sono senza dubbio le koi o carpe ornamentali giapponesi.

La loro livrea è composta da un insieme di tonalità, dominato da colori caldi come giallo, arancio e rosso, ma anche da bianco, argento e nero, che attira il pubblico e le rende molto comuni in laghetti da esterno, fontane o vasche in tutto il mondo. Ma da dove derivano questi magnifici colori?

Forse ne sarete sorpresi, ma i colori delle koi non hanno origine naturale; questi pesci sono animali domestici, razze ottenute per selezione da una specie simile alla carpa comune selvatica (Cyprinus carpio). Le carpe sono originare dell’Europa orientale e dell’Asia, e in natura vivono soprattutto nelle acque lente o ferme, ricche di vegetazione. Sono animali estremamente resistenti, in grado di tollerare situazioni ambientali problematiche come carenza di ossigeno, alta torbidità o inquinamento; sono onnivore, nutrendosi sia di materiale vegetale come alghe o piante acquatiche che di plankton e invertebrati, nonché scarti e rifiuti; sono molto prolifiche, con le femmine in grado di produrre grandi quantità di uova (fino a 200.000 per ogni kilogrammo di peso corporeo), crescono rapidamente e sono longeve, potendo arrivare a ottanta anni di età (esistono storie, divenute leggende, di koi che hanno superato il secolo di vita e addirittura i 200 anni, come la famosa Hanako!).

Questa resistenza e prolificità li rese pesci ideali per l’allevamento; alcune delle più antiche testimonianze di acquacoltura risalgono alla Cina del V secolo a.C. e coinvolgono proprio le carpe. Successivamente, i commercianti esportarono i pesci nei loro paesi d’origine; i Romani, ad esempio, introdussero la carpa in Europa, e durante il Rinascimento nei monasteri si sviluppò un’intensa attività di allevamento a fini alimentari, in quanto il pesce veniva consumato come alternativa alla carne nei periodi in cui questa era vietata per motivi religiosi.

Nel XV secolo le carpe vennero introdotte in Giappone; in particolare nelle aree montuose a nord venivano allevate nelle risaie allagate e negli stagni per l’irrigazione come cibo di riserva durante gli inverni più rigidi, quando i contadini si ritrovavano isolati dal resto del paese.

Nella prima metà del 1800, nella prefettura di Niigata vennero rinvenuti alcuni esemplari con mutazioni che causavano cambiamenti nella livrea, diversa da quella bruna o bronzea delle carpe selvatiche. Queste mutazioni in natura sarebbero state deleterie, in quanto i colori sgargianti avrebbero reso il pesce un facile bersaglio per i predatori, impedendone la riproduzione e quindi la trasmissione dei geni; in cattività, tuttavia, questa selezione naturale era assente. Gli allevatori iniziarono pertanto a isolare questi pesci particolari, selezionando quelli dai colori più prestigiosi e facendoli riprodurre tra loro per preservarne o migliorarne i tratti, portando con il tempo alla creazione di molteplici varietà. Nel 1914 a Tokyo si tenne la prima esposizione di carpe ornamentali, che rese questi pesci famosi in tutto il mondo; non a caso le koi sono note anche come carpe giapponesi, e la parola koi stessa significa carpa (diminutivo di nishikigoi, letteralmente “carpa broccata”).

Al giorno d’oggi sono riconosciute oltre settanta varietà di koi, con molteplici “sottovarietà”, determinate dai colori, forma delle pinne e delle scaglie. Molte varietà sono selezionate con criteri specifici: ad esempio le tanchu sono caratterizzate da una macchia rossa tondeggiante sopra la testa, che ricorda il simbolo della bandiera del Giappone. Un’altra mutazione, presente sia nelle carpe selvatiche che nelle koi, è quella definita “carpa a specchi” (o mirror carp in inglese); in questa forma, le scaglie hanno dimensioni maggiori del normale, e spesso sono lucenti, caratteristica da cui deriva il nome.

Alcune di queste varietà sono molto ricercate dagli appassionati, a causa del grande valore culturale attribuito loro nei paesi orientali; alcuni esemplari particolarmente pregiati possono raggiungere prezzi altissimi! Le carpe sono infatti ritenute portatrici di fortuna, simbolo di amore ma anche determinazione in quanto nuotano contro la corrente dei fiumi. Una leggenda cinese parla di una carpa che risale il Fiume Giallo affrontando molte avversità fino a raggiungere le porte del Dragone, superate le quali si trasforma in un drago lei stessa e ottiene l’immortalità.

Presso l’acquario le koi sono esposte in una sala dedicata, all’interno di una vasca ampia e bassa per consentire ai visitatori di ammirare i loro colori sgargianti dall’alto. Il nuovo allestimento (realizzato da Koi Style, Volterra), ricorda un giardino giapponese, con tetti e strutture di rivestimento in legno e la vegetazione di sfondo con canne di bambù; un impianto di filtri e aeratori mantiene l’acqua pulita e ben ossigenata per il benessere dei pesci, due mangiatoie automatiche distribuiscono il cibo a intervalli regolari e infine le nuove luci posizionate ricreano l’illuminazione naturale.

Nella stessa vasca è presente un’altra specie domestica, il famosissimo pesce rosso o carassio dorato (Carassius auratus); anch’esso è il risultato di un analogo processo di selezione avvenuto in Cina prima del 1000 d.C. a partire da una specie selvatica.

Koi e pesci rossi sono parenti stretti molto simili nell’aspetto, ma distinguerli non è difficile: i pesci rossi possono raggiungere i quaranta centimetri, ma le carpe raggiungono dimensioni maggiori e possono superare il metro. Inoltre, la carpa presenta due paia di barbigli ai lati della bocca, usati per localizzare il cibo sul fondale, assenti nei carassi. La selezione per ottenere nuove varietà è stata molto più intensa nel pesce rosso, ed ha prodotto molte varietà dall’aspetto bizzarro ed innaturale per forma del corpo e delle pinne, mentre le koi hanno mantenuto una morfologia relativamente simile ai loro antenati selvatici.

Carpe e pesci rossi sono animali pacifici e abituati al contatto umano; riescono a distinguere le persone, e imparano a riconoscere chi porta loro il cibo. Se vi avvicinate alla vasca evitando gesti o suoni che potrebbero spaventarle, potete vederle mentre vi nuotano incontro e vi osservano in un tripudio di colori.

M.L. & P.N.

Questo slideshow richiede JavaScript.