La balena di Empoli: novità!

Ricordate la balena di Empoli (o meglio i suoi resti fossilizzati) approdati al Museo? Siamo tornati dietro le quinte, dove il collaboratore del Museo Emanuele Peri ha cominciato il lavoro di estrazione dei reperti dalla loro “prigione” d’argilla.

Basta parlare con Emanuele, o vedere il colossale blocco sul quale è chino per rendersi conto una volta di più di  quanto  il processo sia lungo e rischioso per l’integrità dei reperti. La parete esterna è avvolta in del cellophane che permette ai numerosissimi frammenti esterni di rimanere compatti Foto. Lo scheletro è molto frammentato ma sono già stati state identificate alcune parti come lo scudo occipitale (per i profani: il cranio), alcune costole e i rami mandibolari (per i profani: le ossa della mandibola).

Dato che lo scudo occipitale è in grado di fornire maggiori informazioni per determinare con precisione il genere e la specie della nostra amica balena, in questi primi mesi di lavoro è lì che concentra i suoi sforzi Emanuele: armato di specillo, di maestria e soprattutto di molta pazienza, è già riuscito a far rinvenire il forame magno, e in seguito i due condili, ottenendo così la prova certa di stare effettivamente operando  nella sezione dalla parete ventrale alla caverna interna dell’encefalo.

Man mano che questi elementi venivano alla luce, i collaboratori del Museo hanno provveduto a confrontare il reperto fossile, per quanto visibile, con il cranio di una balenottera attuale: il risultato è stata l’individuazione di due strutture apparentemente (la cautela è d’obbligo) simili: una struttura rialzata (cresta) e i solchi dei vasi sanguigni.

Per avere conferma definitiva di questa ipotesi sarà decisiva la visione della parte anteriore del cranio, ancora ricoperta totalmente dall’argilla.

Una certezza rimane il rinvenimento di una ricca fauna di invertebrati poggiata sul reperto fossile: bivalvi (ostriche e conchiglie) e gasteropodi (chiocciole e lumache), presenti in un numero consistente, ci permettono da una parte di ricostruire l’ambiente marino dell’epoca in cui la balena è vissuta e dall’altra, considerando il fatto che solitamente questi organismi si attaccavano al cetaceo dopo che era già morto e quindi poggiato sul fondale marino, di determinare il livello del mare  rispetto a oggi.

 

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