La poesia degli spazi verdi
La Certosa, con i suoi due musei, appartiene a quei luoghi in cui l’animo può perdersi, specialmente se si ha la fortuna di entrare nei giardini, negli orti, nel frutteto, nell’oliveto, nel bosco e nei prati che la circondano.
In questo periodo, “grazie” ad alcune sale espositive in riallestimento e quindi chiuse al pubblico, occorre passare attraverso il frutteto per arrivare alla galleria dei cetacei.
Questo percorso alternativo, nato da una chiusura, ci apre nuovi punti di vista e nuove prospettive: ci permette di godere il monastero certosino immerso nella campagna toscana, tra olivi secolari e il frinire delle cicale, tra l’erba gialla e il vecchio pergolato di uva fragola sotto il quale anche i monaci un tempo passeggiavano.
Così succede di vedere l’uomo che si incanta ad ammirare un melo che produce mele minuscole, di incontrare la bambina che raccoglie un fiore di campo, di scoprire un ragazzo mentre si fa un selfie assieme alla sua bella sullo sfondo di un qualche cetaceo, di ammirare un anziano che a passo lento cammina godendo di quell’aria buona.
Fino a sera, quando la luce si fa più morbida, l’aria torna ad essere fresca e tutti tornano a casa, forse con qualche emozione e un legame in più con madre Natura.
Ecco, anche questo è il Museo.
S.B.
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