L’autunno ha tante storie da raccontare
Ognuno dovrebbe trovare il tempo per sedersi e guardare la caduta delle foglie.
Elizabeth Lawrence
I melograni, le pere, le piccole mele, l’uva fragola…
Questi e altri frutti scorgiamo dalle grandi vetrate della Galleria dei cetacei del Museo, allestita nel lungo loggiato dove un tempo i certosini erano soliti passeggiare nelle giornate di pioggia.
Ce li immaginiamo silenziosi che scrutano gli spazi verdi del monastero, i prati, gli olivi, i monti intorno e la campagna circostante fino al mare e alle isole.
Con passi lenti, di quella lentezza con cui l’autunno spoglia i suoi alberi al primo vento.
L’autunno si adagia calmo nei suoi colori dorati. Sotto ai noccioli e ai cachi si forma uno strato di foglie gialle, arancio, rosse, marroni.
La natura si prepara al tempo del riposo, salutando il sole che torna a splendere per qualche giorno nell’estate di San Martino.
Così succede che un mattino, dopo una settimana di pioggia, vento e nebbia, tutto lo spazio – improvvisamente – sembra ubriacarsi di sole.
Le mura si adornano di luminosità, i paesi profumano di mosto, le case e i musei (loro stessi in qualche modo case) sono avvolti in ogni angolo da una luce calda che accoglie grandi e piccini.
È il momento in cui godere dei paesaggi, dei sapori e dei profumi della campagna autunnale.
Forse l’autunno è la stagione più dolce, quella in cui ciò che perdiamo in fiori lo guadagniamo in frutti, come dice Samuel Butler. O, come dice Elizabeth Lawrence, la stagione in cui dovremmo trovare il tempo per sedersi e guardare la caduta delle foglie.
Con questo auspicio, vi lasciamo alcune immagini dell’autunno in Museo.
S.B.
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