Da progetto per una biblioteca a sala conferenze del Museo

La nuova sala conferenze ha uno strano disegno su due pareti (e pochi schizzi sulla terza) alto fino al soffitto. Prima che il disegno venisse riportato alla luce, le pareti della sala erano completamente bianche e solamente in due punti, dove erano stati effettuati dei saggi, si vedevano emergere strani ghirigori.

All’inizio del 2017 sono iniziati i lavori per “vedere” che cosa si nascondeva sotto l’imbiancatura. Man mano che i lavori procedevano prendevano forma i contorni di colonne, disegnate con un colore rossiccio, e di ringhiere. Non si capiva che cosa questi disegni rappresentassero, sembravano una sinopia per futuri affreschi. Ad un certo punto dei lavori, in un angolo, a circa tre metri di altezza proprio sotto uno dei disegni di ringhiera è uscita la scritta “calpestabile”. Ci siamo illuminati, quello che doveva essere “calpestabile” era un soppalco, sostenuto dalle colonne disegnate sotto e sormontato da altre colonne. Le colonne, oltre a sostenere il soppalco dovevano essere anche l’appoggio di scaffalature. Quello che era disegnato sulle due pareti era il progetto, a grandezza reale, per una biblioteca. Una biblioteca di stile settecentesco, simile alla biblioteca settecentesca che ancora fa bella mostra di sé in Certosa, ma molto più grande.

Ma come si faceva ad arrivare al soppalco? Nella terza parete, quella di fondo erano disegnati dei gradini: era una scala. Una scala che finiva contro la parete sulla quale era disegnato il soppalco. Strano però, i gradini non arrivavano all’altezza del soppalco ma rimanevano circa mezzo metro sotto. Proprio nella parete dove arrivavano i gradini si sentiva che il muro aveva un suono “fesso”. In effetti c’era una parete molto fragile, fatta con mezzane messe a coltello. Con l’autorizzazione della Soprintendenza è stato rimosso il “tamponamento” ed è venuta fuori una nicchia scavata nella parete con tre gradini in più. I gradini che mancavano per arrivare al soppalco.

Ma per chi entra nella sala allo stupore di vedere una biblioteca disegnata sulle pareti si aggiunge quello di non capire, a prima vista, quanto è grande la stanza. Nella parete opposta alla scala, sopra al progetto della biblioteca, alla fine del 1800 è stato disegnato un grande affresco (circa tre metri per tre) che raffigura il chiostro della Certosa di Pavia. Questo affresco, un vero e proprio “trompe-l’oeil”, dà alla sala l’effetto di non avere un termine, ma di continuare nel chiostro dipinto.

 

R.B.

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